QUESTONUMERO
5 Gabriele Parenti, Quel fatidico 24 Maggio
A cento anni dall’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, è storicamente utile ripercorrere le tappe che portarono il nostro Paese dalla neutralità all’intervento, all’interno di un’analisi dei rapporti politici e diplomatici fra le potenze che costituivano lo scacchiere europeo di quegli anni. Fra irredentismo e paura dell’isolamento, l’Italia abbandonò la neutralità per inserirsi in uno scenario bellico del quale non era stata prevista la drammatica portata e che avrebbe decretato la fine di un mondo e cambiato il volto dell’Europa.
14 Marco Salucci, Pulizia linguistica e questioni della fede
«Ogni tentativo di fondare la fede su ragioni non potrà fare altro che usare deboli ragioni». Il rapporto fra ragione e fede, del quale qui si disserta a partire dalle considerazioni di Wittgenstein e di Putnam, è sempre stato, nonostante i secolari tentativi di dialogo, un rapporto difficile. L’ostacolo può essere aggirato spostando l’interpretazione della nozione di fede (da «credere che» a «credere in»), che non impegna in un dibattito sulla verità dei contenuti proposizionali, ma auspica, spera che essi siano veri anche, rifacendosi alle parole di Paolo, contro ogni «ragionevole speranza», contro ogni evidenza o argomento contrario.
(Sezione monotematica a cura di Severino Saccardi e Simone Siliani)
Una riflessione a più voci su una città e su un importante anniversario che la riguarda: Firenze capitale del Regno d’Italia, nel breve periodo che va dal 1865 al 1871. Sono passati centocinquanta anni da quell’evento che cambiò il volto della città. Fu una trasformazione urbanistica complessa e radicale, ad opera del grande architetto Giuseppe Poggi, che la rimodellò, aprendola con lungimiranza al territorio circostante e all’Italia. Firenze passò così da borgo medievale a città moderna, da capitale di uno Stato regionale a capitale (sia pure temporanea) di uno Stato nazionale, su modello delle capitali europee. Un volto con il quale ancora oggi si presenta al mondo. E del mondo occidentale Firenze è l’emblema: «culla del Rinascimento», «capitale culturale», sono definizioni che le danno lustro, ma che al tempo stesso rischiano di soffocarla in una visione
statica del passato, ad uso più del marketing turistico che della cultura viva della città. La celebrazione dell’anniversario, unitamente al Convegno dei sindaci di grandi città del mondo del prossimo autunno, possono, dunque, servire soprattutto a riaprire un dibattito sul ruolo che le è congeniale e naturale, quello di ponte fra le culture, come seppe essere in un altro periodo fecondo della sua storia, quando il lungimirante sindaco La Pira l’aprì al mondo, eleggendola a sede del dialogo interculturale.
26 Dario Nardella (intervista a cura di Severino Saccardi), Firenze, città del mondo
29 Mario Primicerio (intervista a cura di Severino Saccardi e Simone Siliani), «Abbattere i muri, costruire ponti»
40 Mario Bencivenni, Una Capitale e il suo Architetto
51 Zeffiro Ciuffoletti, Firenze anni 2000, fra modelli ideali e dimensioni vitali della città
54 Giuseppe Matulli, Cultura e rendita: dove è finito l’antico coraggio?
60 Simone Siliani, Di cosa si parla, quando si parla di cultura?
70 Francesco Gurrieri, È sempre e comunque una questione di cultura (del territorio)
93 Silvia Huober, Suggestioni, simboli e storia del Cimitero degli inglesi
108 Rodolfo Ragionieri, La vexata quaestio del nucleare iraniano
Un primo accordo, del 2 aprile di quest’anno, sul programma nucleare iraniano è stato firmato dopo una lunghissima e faticosa trattativa e decenni di sanzioni al Paese mediorientale. Esso prevede la progressiva rimozione delle sanzioni in cambio dell’impegno dell’Iran a diminuire la capacità di produrre armi nucleari e ad aprire le installazioni ai controlli dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Un passo importante verso il ristabilimento di rapporti internazionali meno tesi con l’Occidente e nella direzione di una possibile svolta negli equilibri di quell’area geopolitica, messo però fortemente in questione dai conflitti regionali, interni ed esterni ai diversi Paesi coinvolti, e dagli assetti internazionali inerenti al regime di non proliferazione nucleare.
118 Roberto Mosi, La nuova sede di «Testimonianze» alle «Murate»
Il trasferimento della sede di «Testimonianze» alle «Murate» è l’occasione per la scoperta e la fruizione di un luogo speciale, la cui lunga storia accompagna quella della città, passato negli ultimi anni da centro di reclusione e di dolore a spazio di incontro e di riflessione culturale. Più di una suggestione lo legano alla vicenda umana di padre Balducci, a cominciare dal nome («Madonna delle nevi») dell’Oratorio (una piccola chiesetta sconsacrata) che è parte della nostra sede, identico, per una singolare coincidenza, a quello della chiesetta di Santa Fiora, da lui suggestivamente descritta.
122 Valeria Muledda, Raccontare «Le Murate» con l’audio-documentario
Il racconto di un esperimento originale, quello del recupero urbano dell’ex carcere delle «Murate», si fa audio-documentario ed esperienza artistica attraverso le voci – di ieri e di oggi – trasmesse da «Rai radio3» nel suo Tre Soldi, Vivere con le Pietre, che qui l’Autrice ripresenta nella stimolante veste di appunti e materiali di lavoro. Un percorso nelle viscere di una struttura le cui pietre parlano di sofferenza e reclusione, ma che ha saputo trasformarsi in uno spazio di vita, quotidiana e culturale, aperto alla città.
126 Gabriella Fiori, Grazia Livi o della ricerca dell’armonia
Un omaggio a Grazia Livi, recentemente scomparsa, fiorentina illustre, autrice da leggere e rileggere, dalla precoce vocazione, che ha fatto della scrittura una forma di scavo nell’interiorità. Giornalista, scrittrice e saggista, ha saputo seguire e comunicare la sua passione e il suo interesse per le opere di grandi scrittrici (Jane Austen, Emily Dickinson, Virginia Woolf, Katherine Mansfield, Caterina Percoto, Anaïs Nin), rendendone splendidi ritratti, nei quali ha valorizzato la specificità della creatività femminile.
Molte sono le suggestioni di un libro dal fascino dolce (di cui è autore Guidalberto Bormolini), che, nello snodarsi poetico delle storie che raccontano il rapporto fra i santi e gli animali, coinvolge il lettore in un ideale abbraccio con il «cosmo orante».
132 Lodovico Grassi (a cura di), Ripensando gli anni di piombo e l’uscita dell’Italia dal terrorismo
Il convegno tenutosi a Firenze all’inizio di quest’anno sul tema del terrorismo Per una storia culturale del terrorismo di sinistra (del quale pubblichiamo l’intervento di Pierluigi Onorato) prende le mosse dalle riflessioni del libro di Monica Galfré (qui recensito) e di Guido Panvini su un periodo controverso della nostra storia recente, sul quale ancora si ha qualche reticenza a discutere. Vengono messi in luce due diversi approcci, quello del giurista e quello dello storico, che si pongono però il quesito comune sulle motivazioni della sconfitta del terrorismo e sul ruolo della dimensione individuale e della dimensione politica nell’epilogo di quella drammatica stagione di violenza.
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