N. 463
Antropologia della crisi
Alfredo Jacopozzi, Il Concilio: una memoria “sulla via del tramonto”?
Il Concilio Vaticano II ha lasciato aperte alcune ambivalenze che permettono oggi alla Chiesa di rimanere in bilico tra tentativi di restaurazione e applicazione coerente della linea di rinnovamento allora avviata. Ma si può dire che, nonostante tutto, alcune acquisizioni di fondo sembrano essere, ormai, stabilmente inserite all’interno di una prassi consolidata: così la visione della liturgia come “celebrazione dell’intero popolo ecclesiale”, l’accesso alla Scrittura per tutti i credenti e la concezione di Chiesa come comunità di fede.
Culture e religioni
Emanuele Rossi, La laicità in un mondo pluraleCome uscire dal rischio di una perenne conflittualità fra etiche diverse e fra queste e lo Stato? Come dovrà comportarsi lo Stato di fronte alle numerose questioni sollevate da differenti comunità e sensibilità culturali e religiose circa, ad esempio, la poligamia, l’abbigliamento, le mutilazioni genitali femminili, la sovvenzione all’istruzione privata? Per districarsi in questo labirinto, fondamentale è il riferimento al concetto di laicità, arricchito da alcune fra le più attuali riflessioni sulla tematica dei diritti.
Polis
Antropologia della crisi a cura di Paola Del Pasqua, Andrea Giuntini, Severino Saccardi
Severino Saccardi, Economia al futuro: il “tempo dei nipoti”Nel tempo è necessario abbandonare un’ottica angustamente “economistica”, per inquadrare gli aspetti sociologici, esistenziali e “di costume” che, in questo difficile passaggio, si evidenziano e per puntare su una nuova connessione fra razionalità economica e salvaguardia della dignità umana.
Andrea Giuntini, Un esempio tipico di crisi globaleSiamo di fronte ad una svolta decisiva: al fallimento dell’ideologia fondamentalista ed iperliberista del mercato, che a partire dagli anni Ottanta ha costituito il riferimento costante di ogni politica economica. La crisi ci induce a comprendere che il mercato va regolamentato e va fatto funzionare in modo equo ed efficiente, senza sbandare verso la nuova ipotesi unilateralista di un sistema economico consegnato massicciamente nelle mani dello Stato.
Fabio Dei, Prove di fine del mondoAbbiamo bisogno di modelli nuovi per pensare una dimensione “antropologica” della crisi: il dramma catastrofe-rigenerazione, che ha dominato l’immaginario modernista del Novecento, non sembra più adeguato al ventunesimo secolo. Bisogna riplasmare culturalmente il nostro modo di essere con una faticosa ricucitura di valori e relazioni, fondata sulla società civile più che sulla dimensione strettamente politica. Se è possibile. E se non è troppo tardi.
Simone Siliani, Il coraggio di cambiare
Alla luce dell’attuale crisi, le idee e i progetti, per un nuovo sistema economico (come il microcredito e le banche del tempo), che solo ieri apparivano al più come provocazioni intellettuali o utopie da sognatori, stanno diventando oggi realtà ben più solide o, quanto meno, proposte da tenere in ben più seria considerazione
Sergio Caruso, Willy Coyote gioca in borsa. La crisi ripensata da uno psicologo (con un po’ di filosofia e un pizzico di cinema). Con la psicologia le scienze economiche (che pure non hanno alla base la sola razionalità) hanno sempre avuto un rapporto travagliato, sottovalutando talora le motivazioni umane – consce ed inconsce – dell’agire economico, che l’attuale crisi ha messo in evidenza.
Mauro Lombardi, Una “distruzione creatrice”?
La crisi ha innescato un processo che, mentre destruttura dolorosamente l’esistente, contribuisce ad aprire traiettorie nuove di sviluppo per chi sarà in grado di elaborare strategie adeguate alle sfide dell’epoca che si va avviando.
Mauro Grassi, “Memento mori”
Di fronte alla crisi attuale è necessario ripensare il modello di organizzazione della vita individuale e collettiva e puntare su un’“altra possibilità” in cui il mercato permanga come dimensione vitale e diffusa nel mondo, ma non sia il solo strumento di azione. Accanto alla “mano invisibile” occorre la “mano visibile” di una regolamentazione pubblica che aiuti ad orientare la società verso modelli di crescita e di consumo finalizzati a migliorare la qualità della vita piuttosto che ad incrementare esclusivamente la quantità delle merci prodotte.
Alessandro Andreini, Come un diluvio?
Alcune considerazioni sull’attuale crisi mondiale alla luce del racconto biblico. Se questo tempo di povertà e di incertezza potrà dare un frutto sarà probabilmente quello di imparare a non soccombere più alle derive ideologiche, riscoprendo uno stile di vita sobrio ed essenziale e quell’ospitalità della terra che è la nostra vera e feconda radice di vita
Giovanni Momigli, Rattoppi nuovi su un vestito vecchio?
La dimensione della crisi veicola due idee: quella di pericolo e quella di opportunità. Possiamo cogliere le opportunità (di cambiamento) solo individuando i pericoli (come il deficit di etica che è la vera origine dell’attuale travaglio) e puntando conseguentemente su una possibile uscita in avanti dalle difficoltà attuali. Con adeguate scelte economico-finanziarie, ma anche con l’acquisizione di una cultura che valorizzi la priorità del lavoro rispetto al capitale, coerentemente con la Dottrina sociale della Chiesa..
Giampaolo Di Piazza, Del “buon uso” della crisi
Un “buon uso” della crisi potrebbe consistere nell’accettare di fermarci a riflettere su quello che sta accadendo dentro e intorno a noi. Così, la crisi potrebbe essere utile a favorire un cambiamento fecondo per tutti.
Alessandro Checcucci, In crisi di sicurezza
In piena era globale, si sono verificati drastici cambiamenti nella vita di ciascuno, che determinano uno stato di paura a cui il benessere diffuso non ci aveva preparato. I molteplici elementi di questa crisi necessitano di una revisione del nostro modo di pensare e del nostro stile di vita e richiedono di imparare ad usufruire dello sforzo collettivo, ad essere ognuno responsabile del successo delle manovre per ridurre ed eliminare le disfunzioni e infine a temere soluzioni drastiche e rapide (affidarsi al grande uomo di turno).
Ugo Biggeri, Un esame di coscienza per la Finanza “globale”
Dopo 10 anni di attività, la Banca Popolare Etica gode di buona salute, forse proprio perché ha seguito percorsi diversi da quelli perversi della finanza tradizionale e si è impegnata nel sostegno che alludono ad una diversa strategia globale per l’economia e la società: nuove politiche industriali per l’ecoefficienza, relazioni commerciali più eque a livello mondiale, modelli di consumo sostenibili, nuove forme di welfare partecipato.
Piero Meucci, Sul (presunto) allarmismo dei mass media
Intervista a cura di Paola Del Pasqua
Anche i media influenzano evidentemente la percezione che, nell’opinione pubblica, si ha della crisi attuale, che viene ormai letta come una fase di vera e propria recessione. Il giornalismo e l’informazione possono, però, anche stimolare un utilissimo dibattito sul futuro del capitalismo, sul rapporto fra etica ed economia e sulla necessità di nuove regole per il governo delle dinamiche del “mondo globale”.
Uomo planetario
Radek Kadlček, Dialogo (praghese) con mio nonno
Intervista a cura di Felipe Hedstrom
Da uno scambio di opinioni tra un nipote e un nonno, nella Repubblica Ceca, scaturiscono elementi di analisi sulla situazione politica di quel paese e uno sguardo su una realtà vicina, ma a noi poco conosciuta.
Alessandro Michelucci, La Birmania al di là della cronaca
Negli ultimi due anni il risveglio d’interesse per la tragica situazione birmana non si è manifestato soltanto attraverso la cronaca, ma ha trovato espressione anche in altri campi, dal cinema all’editoria
Società civile
Alessandro Checcucci e Andrea Donati, Dall’assistenzialismo all’autonomia: un percorso di una comunitàIl resoconto, a partire dalle contraddizioni generate dalla crisi economica e da un concreto progetto di solidarietà sociale (agganciato a pratiche come il “microdredito”), di una giornata di studio sulle nuove e vecchie povertà a partire dall’attività di 13 associazioni di una popolosa zona della realtà toscana: il territorio empolese.
Multimedia
Giovanni Allegretti, I nuovi talenti della 59ma Berlinale
L’edizione 2009 del Festival del Cinema di Berlino – in attesa del 60mo anniversario che si celebrerà il prossimo anno – ha chiuso con un ampio successo di pubblico, dimostrando ancora una volta la sua enorme vitalità, a partire soprattutto dalle sezioni collaterali della mostra cinematografica.