di Paola Del Pasqua
Simone Weil: chi era
a cura di Paola Del Pasqua
Pensatrice di grande originalità, nella sua breve esistenza (1909-1943), Simone Weil alternerà, e combinerà in maniera inusuale, la passione sociale, l’impegno politico e gli interessi storico-culturali con un’intensa riflessione di carattere religioso ed una divorante e profonda ispirazione mistica.Di origine ebraica, figlia di Bernard Weil, medico e di Salomea Reinherz e sorella minore del matematico André Weil, Simone Weil nasce il 3 febbraio 1909 a Parigi, ricevendo in famiglia un’educazione severa seppur densa di stimoli culturali e respirandone il clima di sostanziale agnosticismo filosofico. Durante la Prima Guerra Mondiale segue, insieme a tutta la famiglia, il padre sul fronte (che presta servizio in qualità di ufficiale medico), subendo in prima persona i disagi della guerra.Nel 1919 inizia gli studi al liceo Fénelon, poi passa, nel 1924, al liceo Victor Duruy (dove insegna René Le Senne). Precocissima è la sensibilità politica e sociale di Simone, che sostiene di sentirsi vicina agli ideali rivoluzionari e al bolscevismo; portata all’introspezione, passa alcuni anni difficili, in cui pensa perfino al suicidio. Viene, poi, ammessa al prestigioso liceo Henry IV dove segue i corsi di filosofia diAlain (Émile-Auguste Chartier detto Alain -Mortagne-au-Perche, 3 marzo 1868 – Le Vésinet, 2 giugno 1951). È sotto la guida, e seguendo l’ispirazione dello stesso Alain , che Simone scriverà i suoi primi saggi filosofici.
Ammessa all’École Normale Supérieure, nel 1931 vi supera l’esame di concorso per l’insegnamento nella scuola media superiore. Insegna filosofia fra il 1931 e il 1938 nei licei di varie città di provincia (Le Puy nella regione della Loira – 1931-32, Auxerre – 1932-33, Roanne – 1933-34, Bourges – 1935-36, Saint-Quentin – 1937-38).
In questi anni si avvicina al sindacalismo rivoluzionario e ai movimenti politici della sinistra rivoluzionaria, conoscendo ed incrociando figure di spicco come Urban Thévenon e Boris Souvarine. Nel 1932 (un anno prima dell’avvento del nazismo) si reca in Germania per capire ed analizzare da vicino cause ed effetti della preoccupante situazione di quel Paese. Nel 1933 pubblica il saggio Prospettive. Andiamo verso la rivoluzione proletaria? Le questioni analizzate da Simone Weil sono di grande rilevanza storica e politica: l’involuzione della società nata dalla rivoluzione bolscevica, l’impasse in cui vengono a trovarsi la sinistra ed il movimento operaio in Francia, le cause della disastrosa sconfitta delle forze operaie in Germania.
L’insegnamento viene interrotto nel 1934-35 per il suo desiderio di conoscere e condividere dal di dentro la realtà operaia, nella sua terribile condizione di monotonia e di dipendenza dai meccanismi industriali e dall’autoritarismo padronale. Una scelta che la porta a lavorare nelle fabbriche metallurgiche di Parigi (Alsthom e poi Renault). Su queste esperienze scrive note e saggi come la Riflessioni sulle cause della libertà e dell’oppressione sociale (1934) e il Diario di fabbrica. Trasferitasi a Bourges per riprendere l’insegnamento, Simone Weil continuerà ad occuparsi ancora, nell’ottica di una messa a punto di possibili strategie per le condizioni dei lavoratori, dei rapporti fra operai e padronato. Sarà anche convinta assertrice del ruolo della cultura ai fini dell’elevazione spirituale dei lavoratori e di un recupero del senso della dignità personale all’interno del sistema di fabbrica. Scriverà, per questo, un adattamento delle tragedie diAntigone e di Elettra, destinato ad un pubblico popolare. Ma nuove scelte urgono. Come quella, molto radicale, che la porterà a condividere la lotta dei repubblicani anti-franchisti nella Guerra civile spagnola, nel 1936. La sua permanenza al fronte, nella regione dell’Ebro, presso le truppe anarchiche di Durruti, durerà poco tempo a causa del noto incidente in cui Simone si scotterà un piede in un recipiente di olio bollente. La lezione ricavata dalla tragedia del conflitto spagnolo troverà espressione in un Diario, che Simone scriverà in merito. È una riflessione, in qualche modo, analoga e parallela a quella di Georges Bernanos, inizialmente attratto dal franchismo, che su quelle crude vicende scriverà un testo di portata universale come I grandi cimiteri sotto la luna.
Dal 1937, Simone inizia ad accusare una forte sofferenza fisica che la costringe ad un periodo di cure in Svizzera e poi ad un viaggio in Italia. La malattia le impedisce di continuare l’insegnamento che abbandona definitivamente nel 1938.
Nel 1937, mentre viaggia, ammalata, per l’Italia, si inginocchia in una chiesa di Assisi, sentendosi trascinata da una forza irresistibile e da un grande trasporto spirituale. Iniziano le sue esperienze mistiche, che proseguono nel 1938 quando trascorre la Pasqua a Solesmes, un’abbazia benedettina nota per la bellezza delle celebrazioni e per la maestria delle esecuzioni dei canti gregoriani. Poesia, ispirazione letteraria e preghiera si fondono in un’unica dimensione nell’animo della pensatrice francese.
I suoi interessi spaziano, intanto, dagli studi della situazione europea e internazionale all’analisi del totalitarismo hitleriano, del problema della “forza” e della cultura della dominazione e si aprono gradatamente alla scoperta ed alla lettura attenta approfondita dei testi dell’antichità classica, della letteratura cristiana e della spiritualità orientale
Nonostante i disagi ed i problemi di salute, è questo, per la Weil, un periodo fecondo e produttivo.
Nel 1939 scrive uno studio di singolare profondità sulla situazione politica del momento sulle Origini dell’hitlerismo e il saggio, frutto delle sue meditazioni sull’antichità classica, L’Iliade o il poema della forza.
Nel 1940 abbandona Parigi a causa dell’invasione tedesca e si reca, prima a Tolosa, e poi, con i genitori, fino al 1942, a Marsiglia, dove riempie gran parte dei suoi famosi Quaderni e coltiva rapporti con alcuni tra i suoi più importanti interlocutori: G. Thibon, J. Bosquet e padre Perrin.
Tra il maggio e il novembre 1942 accompagna a New York (città in cui incontrerà Jacques Maritain, esponente già affermato dell’umanesimo e del cattolicesimo democratico) i genitori,dove essi si recano per sfuggire al nazismo. Simone invece cerca ed ottiene una sua collocazione nelle file della resistenza antinazista francese in esilio e, per questo, torna in Europa. Nel periodo in cui lavora per France Combattent, continua peraltro a portare avanti la sua elaborazione intellettuale e la sua ricerca spirituale, che riversa nella Lettera a un religioso. A Londra, dove viene impiegata come redattrice addetta ai servizi civili, svolge un compito di analisi di documenti di carattere politico, che vive con senso di frustrazione perché esclusa dalle attività in prima linea. È un periodo in cui ripensa molti degli assunti ispirati al pacifismo radicale da lei strenuamente difeso prima dell’avvio della seconda guerra mondiale. Fin dall’inizio della conflagrazione bellica, in lei molto viva era stata l’esigenza di condividere le sofferenze e la durezza della sorte di coloro che nei combattimenti erano direttamente coinvolti; aveva, per questo elaborato un suo progetto per la formazione di un corpo di “infermiere di prima linea” che, con sua grande delusione, non fu preso in considerazione.
Continua intanto, pur in mezzo alle tribolazioni, la sua attività di studio scrivendo molti saggi (tra cui La prima radice) che verranno pubblicati solo dopo la sua morte.
Ma le sue forze ed il suo fisico sono ormai allo stremo. Affetta da tubercolosi, muore nel sanatorio di Ashford il 24 agosto del 1943, all’età di soli 34 anni.