di Severino Saccardi
La storia di un’avventura culturale. È quella che, nel suo articolato e approfondito saggio, racconta Pietro Leandro Di Giorgi. Il tema è quello della lunga frequentazione che Ernesto Balducci ha avuto, nel tempo e in fasi diverse, con i testi e il pensiero di Pierre Teilhard de Chardin. Non era un pensatore come un altro, Teilhard! Teologo, filosofo, paleontologo, visto con sospetto, almeno per un periodo, da non pochi ambienti della Chiesa istituzionale, questo gesuita contribuisce, con la sua innovativa impostazione, ad avvicinare arditamente la visione cristiana della realtà e del mondo alle nuove teorie scientifiche e all’evoluzionismo. Un’impresa non da poco, da cui molti, Balducci incluso, rimarranno colpiti e presi. Il testo che segue (frutto dello studio minuzioso di Pietro) ricostruisce, rintracciando interazioni, riferimenti, citazioni, l’incidenza che le posizioni di un uomo «di frontiera» come il gesuita francese hanno avuto nel percorso spirituale, intellettuale e anche politico di un autore (come Balducci) che frequentatore di frontiere ideali e culturali lo era, per istinto e vocazione. A volte, l’aggancio che viene di stabilire è evidente e balza agli occhi, altre volte va saputo captare e riconoscere, nel suo riemergere, quasi in modo carsico. Lo studio che qui viene presentato (e che, in maniera del tutto eccezionale per la norma consueta della rivista, copre l’intera sezione monotematica) è suddiviso in tre parti. Tre parti in cui è possibile seguire, mettendosi nell’ottica particolare dell’attenzione riservata al pensiero di Teilhard e al dibattito che esso suscita, anche l’evoluzione, il cambiamento e l’aggiornamento delle posizioni di Ernesto Balducci, in periodi e momenti diversi: la preparazione del Concilio e il dibattito vivace che attorno a questo evento epocale si accende, i temi politico-sociali degli anni Settanta e, infine, la visione di portata «globale» dell’uomo planetario. Seguendo il racconto di un tale viaggio intellettuale, si fanno anche molti incontri. Come quello con il poliedrico Roger Garaudy (interlocutore di Balducci, comunista «revisionista» e sostenitore della «Primavera di Praga», poi convertitosi all’islam). Ma soprattutto, è possibile approfondire la conoscenza di Ernesto Balducci che, come viene opportunamente sottolineato, si caratterizza non solo per la lucidità dell’eloquio o per la limpidezza della scrittura, ma per una solidità di basi teoriche, di studi e di approfondimenti culturali, che vale la pena di richiamare e che ci è sembrato opportuno sottoporre, anche in questa occasione, all’attenzione dei lettori e degli amici di questa rivista. Una rivista che, per alimentare lo spirito critico, fu da lui fondata ormai molti anni fa.