festa_toscanaFesta della Toscana, non solo tradizione
Incontro con una delegazione curdo-iraniana, contro la pena capitale, per la liberta’ di opinione

Di Daniele Pasquini

Il 30 Novembre è ormai, da alcuni anni, un giorno di festa. Esattamente dal 2000, quando il Consiglio Regionale della Toscana ha approvato una legge per celebrare un evento storico di importanza fondamentale: l’abolizione, nel 1786, della pena capitale nel Granducato ad opera di Pietro Leopoldo di Lorena. Il fatto che proprio il nostro sia stato il primo “stato” del mondo a portare avanti una scelta così illuminata (anche se probabilmente buona parte del merito va attestato a Cesare Beccaria e al suo “dei delitti e delle pene”, uscito e discusso in quegli anni) sottolinea ancora una volta quanto Firenze e tutto il territorio toscano siano da considerarsi punto di riferimento e luogo privilegiato per la maturazione del dialogo e della riflessione sui grandi temi dei diritti dell’uomo, della pace, della non-violenza.

Proprio nel giorno di questa ricorrenza il Consiglio Regionale della Toscana ha promosso un’iniziativa di solidarietà ed impegno civile a sostegno dei due giornalisti curdo-iraniani Adnan Hassanpour e Hiwa Boutimar, entrambi processati ed incarcerati in Iran.

A dimostrare ancora la continuità di un impegno che non rimane solo storico ma che rimane vivo anche oggi.

L’incontro tenutosi nella sala del Gonfalone, ha visto presenti Layli Hassanpour (sorella di Adnan), Hadi Boutimar (fratello di Hiwa), Shorsh Surme (giornalista curdo e direttore del sito www.panoramackurdo.it), Ahmad Rafat (giornalista e vicedirettore di “ADN Kronos internazionale”), Stefano Marcelli (presidente di ISF “Information Safety and Freedom”), Alessandro Starnini (vicepresidende del Consiglio Regionale) e il “nostro” Severino Saccardi in funzione di coordinatore.

Un primo tragico segnale dell’importanza dell’evento è arrivata già nella mattinata di giovedì, quando un comunicato stampa diffuso da ISF ha annunciato che Khalil Bahramian, avvocato dei due giornalisti arrestati, già difensore del “dissidente” Akbar Ganji, era stato arrestato all’aeroporto di Tehran. Il governo iraniano ha negato di prendere parte all’evento anche a Hai Hassan Charafi (segretario aggiunto del Partito Democratico del Kurdistan). Entrambi avrebbero dovuto partecipare all’incontro. La situazione si è perciò radicalizzata, con il governo iraniano che negando in tal modo una diffusione degli eventi all’estero, ha fatto sì che questa situazione richiamasse ancor più attenzione e apprensione.

Tutto questo ha caricato ancor più di motivazioni le parole di tutti i presenti all’iniziativa.

Parole colme di solidarietà sincera e di volontà di impegnarsi in questa battaglia mediatica e istituzionale da parte nostra, a favore di Adnan Hassampour (già condannato alla pena capitale), Hiwa Boutimar (il cui processo è in fase di ri-esaminazione), e tutte le persone che esprimono il proprio impegno per il raggiungimento di giustizia, democrazia e umanità ancora troppo lontani in molti paesi del mondo. Altrettanto sinceri sono stati i ringraziamenti di Hadi Boutimar e di Layli Hassanpour, che oltre a esprimere riconoscenza per il nostro aiuto hanno voluto ricordarci la situazione dei loro fratelli, condannati per reati d’opinione, per aver semplicemente testimoniato ciò che vedevano i loro occhi. Occhi, quelli di Layli, “che anche di notte vedono il patibolo”. Occhi comunque non privi di speranza nonostante il dramma. Nonostante suo fratello abbia portato avanti un lungo sciopero della fame, nonostante siano ben 13 i giornalisti, al momento, arrestati per reati d’opinione. Sono molti i dissidenti democratici che provano ad alzare la voce, anche se le loro testimonianze sono spesso inascoltate, taciute, censurate.

Testimonianze invece che sono molto care a giornalisti come Ahmad Rafat, Shorsh Surme e Stefano Marcelli che continuano a ribadire l’importanza dell’universalità dei diritti umani. Anche se esistono tentativi di tradire questa universalità da parte di molti governi, tanto che quello iraniano ne ha proposti alcuni “propri” da opporre a quelli internazionali, “diritti umani islamici” che prevedono, ad esempio, la lapidazione “tra le forme umane di punizione”.

Restano, in ogni caso, segnali di ottimismo. La Toscana e l’Italia intera continuano la loro battaglia con un impegno costante confermato anche dalla recente approvazione dell’Onu alla moratoria contro la pena di morte. Segno che il 30 Novembre non è solo una ricorrenza celebrativa o una tradizione gloriosa, ma uno stimolo necessario per continuare a dialogare e confermare il peso dei nostri valori.

(nella foto: Adnan Hassanpour e Hiwa Boutimar)